Capire se un link è buono o meno è una cosa abbastanza facile, lo sono quasi tutti,  ma le informazioni che vengono diffuse sul web e nei seminari seo di poche ore, non fanno altro che confondere chi si sta avvicinando al mondo del SEO o chi vuole affidarsi ad un’azienda per una campagna di link building. Quando opero in campagne di link building commissionate da queste persone (che credono di essere formate in materia perchè hanno partecipato a qualche seminario), sono sempre costretto a ripetere tutta la storia da capo e provare ad essere quanto più credibile possibile ma non è facile tirar via dalla testa di qualcuno idee sbagliate su cui si è fondata la propria strategia “vincente”.  Quello che provo sempre a dire è , “Se ti sei rivolto a me è perchè ti sei informato su chi sono e su quali risultati ho ottenuto, perchè ora vuoi che lavori a modo tuo che non se sai nulla?” Beh, qualcuno, se non è scostumato, lo mantengo come cliente e poi nel tempo mi da sempre ragione ma ce ne sono certi che non augurerei mai di incontrare a nessuno.
Veniamo ora al punto, le tecniche per fare link building non sono complicate, è importante non fare SPAM e sopratutto non far “capire” a Google cosa stiamo facendo altrimenti siamo spacciati. Per “mascherare” le attività di link building è necessario procurarsi più link di quelli che realmente servirebbero e “sprecarne” una parte con anchor text meno mirate (link usati per avere anchor/link diversity). Qualsiasi persona con un minimo di intelligenza pubblicherebbe i link “di distrazione” su siti web di qualità medio bassa per evitare di investire un capitale enorme ma questo è difficile da far capire al cliente. Quando il cliente ha un budget mensile adeguato è anche possibile creare link diversity puntando sul BRAND, sull’ URL o su frasi lunghe e mettere i link su siti web di alta qualità ma quando il cliente riesce a malapena a pagare quei pochi link buoni diventa praticamente impossibile fare link diversity se non utilizzando i siti web di comunicati stampa (che oltretutto molti utilizzano come siti “buoni”) che poi oltretutto, in alcuni settori dove c’è poca competizione, funzionano pure da soli.
Come  vedete, le regole di base per fare link building sono semplici ma ottenere link è la cosa più onerosa del settore SEO, sia in termini di tempo, content writing, partner research e PAGAMENTO dei Guest Post.

Ecco cosa si dice sia necessario per capire se un link è buono:

  1. Deve avere PageRank
  2. Deve avere Alexa Rank
  3. Deve avere un buon MozRank
  4. Deve avere almeno 5 domini da classi C diverse che lo linkano
  5. Deve essere un dominio con almeno 1 anno di vita
  6. Altri parametri del cavolo….

Cosa credo sia sufficiente per scegliere un link o meno

  1. L’articolo deve essere fortemente a tema, i siti non lo sono mai come vorremmo
  2. L’articolo non deve essere classificato come “poor content”, deve essere lungo e “ricco” sul tema
  3. L’articolo deve essere originale e passare copyscape al 100%
  4. L’articolo deve essere pubblicato nella categoria giusta insieme ad altre page a tema
  5. L’articolo può anche NON CONTENERE IL LINK ma solo una menzione al tuo BRAND o URL (lo faccio da un bel po ma ora ne parlano un po tutti, SEOMoz ecc…)

Secondo me il vero valore di un link dipende da quanto sia scritto “a tema” l’articolo e fortunatamente nessuno scrive veramente bene gli articoli a tema perchè sono fossilizzati sulle vecchie teorie di keyword density di qualche anno fa. Noi (io ed il mio team) con gli strumenti giusti (realizzati da me) siamo riusciti a raggiungere la prima pagina di google per keyword importantissime facendo link building semantica senza l’utilizzo del LINK <A>

Concludo dicendo che i link sono come i cioccolatini, se spendi poco li compri al discount, se spendi abbastanza li compri della Lindt, se spendi bene li compri da Gay Odin, se te ne servono tanti ed hai un budget medio li compri misti.